Archivi per la categoria ‘heimat 2000/2’

Heimat per noi

di Piero Caracciolo

Heimat (si legge ‘haimat’ con un’acca ben aspirata, come la ‘c’ dei fiorentini quando dicono ‘la casa’) è il titolo di una serie di film tedeschi, che raccontano le vicende di un paese della Germania nel corso del nostro secolo; in queste vicende si riflette tutta la storia umana, politica, sociale della nostra epoca, storia della Germania e del mondo intero. Si usa tradurre la parola Heimat con ‘patria’; questa traduzione non rende tuttavia conto della specificità del suo significato. Nel dizionario (consulto il Sansoni), accanto a patria trovo altri equivalenti italiani: paese natio, terra natia, città o paese natale, paese d’origine, casa, residenza. Il grande lessico dei fratelli Grimm dà per Heimat definizioni simili. Dopo averci ricordato che Heimat è usato da Lutero per tradurre il latino patria, esso ci dice che Heimat denota la terra o il territorio in cui si è nati o in cui si è stabilmente abitato, o il luogo d’origine; esso cita infine l’opinione religiosa, secondo cui, “per il cristiano, la Heimat è il cielo, in opposizione alla terra, dove egli soggiorna come ospite o come forestiero”. Heimat è formato a partire da Heim (parola imparentata al greco villaggio) ed i variegati significati di Heim si rapportano anch’essi all’idea di luogo d’origine o d’appartenenza: casa, dimora, casa paterna, focolare, luogo cui si appartiene. Heim appare come prefisso in innumerevoli parole. Ricordiamo il verbo heimgehen, che vuol dire tornare a casa: nel proprio paese, se si sta all’estero; nella propria città o nella propria regione, se si sta in altra città o regione; a casa, se è questo il luogo cui si vuole alludere. Il significato di heim è in questo caso relativo: indica un luogo in cui si è più familiari rispetto al luogo in cui ci si trova. Se tutte queste informazioni sembrano indicare che patria è in fin dei conti una buona traduzione, un’altra parola interviene a smentire questa semplice soluzione. Si tratta di Vaterland (leggasi ‘faterland’): il Land (ovvero la terra, il territorio, lo stato) dei Vater (i padri – vedi pater in latino). Heimat e Vaterland coesistono e non sono due parole per indicare la stessa cosa: le nozioni che esse denotano sono vicine, ma purtuttavia distinte. Vaterland è una nozione politica, è il proprio stato in quanto contrapposto ad altri stati, è la terra a cui si appartiene e che si deve e si vuole difendere. La Heimat invece non si contrappone ad altre Heimat: è un territorio definito non già dalla sua appartenenza ad un sistema politico di patrie giustapposte e contrapposte, ma dal legame che si ha con esso. Heimat è il luogo verso il quale si è legati da affetto, da nostalgia, dalla convinzione che in esso ci sapremo orientare. Heimat è il luogo in cui ognuno può ritrovare il proprio centro. Ma il significato non è un’entità statica: esso è legato anche all’uso che ne viene fatto. E di Heimat si sono fatti usi diversi. Il nazionalismo ne ha fatto un uso antipatico, quando voleva imporre a tutti i popoli germanici un’unica Heimat pantedesca. La Heimatlitteratur (una specie del nostro strapaese) e le Heimatsongs (simili al nostro “ Oh boscaiolo torna al tuo casolar ”, cantato da Rabagliati) ne hanno fatto, tra le due guerre, un uso che ci fa sorridere. Che uso vogliamo farne noi ?
La serie di film che ci ha suggerito il titolo della nostra rivista raccontava come si rifletteva in un’Heimat la storia del nostro secolo, una storia in cui le decisioni erano prese altrove, una storia rispetto alla quale i protagonisti dei film erano periferici.

Per un Heimat Glocal

di Jader Jacobelli

Cari Amici di Allerona,

Vi scrivo da Monte Rubiaglio, che di tanto in tanto è il mio ‘buen ritiro’, sul colle quasi dirimpettaio al vostro, divisi da un fondo valle che non potrebbe essere più suggestivo. E vi scrivo per rallegrarmi per l’iniziativa che avete preso di creare l‘Associazione Amici di Allerona, a cui mi iscrivo anch’io, anche se come bolognese sono ‘foresto’. Ma vi scrivo, soprattutto nella mia veste professionale, per dirvi che il periodico che avete creato -Heimat- è forse la più bella pubblicazione che io abbia mai visto, ispirata ad un piccolo territorio.
Bella, per ciò che ho letto nel suo primo numero. Bella, per la simbolica testata. Bella, per l’impaginazione. Ma bella soprattutto, per lo scopo che vuole perseguire, quello di stimolare ‘una rinascita di valori culturali, sociali, ambientali e tradizionali’, come ha precisato il vostro editore Luca Tomassini. E che una tale ‘mission’ l’abbia indicata un tecnologo quale lui è, è ancora più meritorio perché il rischio che oggi corriamo è di smarrire le ‘memorie dell’anima’ appagandoci di quelle del computer o di Internet, che anch’esse sono necessarie, ma integratrici di quella memoria che non è fatta di cose, ma di emozioni, e di lunghe eco che annodano il passato al presente e al futuro in una ideale proiezione generazionale che ha bisogno dei tre tempi per avere radici, ma anche ali. Perché il territorio, la propria terra, il proprio paese, non devono essere una casa senza finestre, ma un trampolino verso un territorio sempre più ampio, un ‘motore’, per dirla con il vocabolario Internet. Cioè da Allerona, come da qualunque sito in cui sono le nostre radici, ci si deve muovere in un territorio sempre più ampio, non per allontanarsi ma per ricercare intorno tutti quei segni che ci rendono più simili, meno diversi. Questa è la nuova identità a cui dobbiamo aspirare, una identità ‘in progress’ che senza recidere il cordone ombelicale che ci unisce al luogo di origine lo allunga a dismisura per superare via via i vari confini.
In questa mia considerazione, cari amici di Allerona, cari amici di Heimat, c’è un doppio senso, quello di spingere il vostro periodico verso interessi sempre più larghi, fino a comprendere almeno tutta l’Umbria, perché avete la fortuna di essere di una regione, che non è soltanto un recinto amministrativo, ma lo storico insediamento di uomini – gli Umbri – dalla comune identità. Allerona deve essere quindi il luogo di partenza e anche quello di arrivo di un circuito ricco di una storia, di una cultura, di tradizioni, di urgenze quasi comuni.
Luca Tomassini che è uomo di reti globali comprenderà il senso di questo suggerimento rivolto a lui come editore, a Luigi Franzini, come direttore e a quanti collaborano. Heimat, lo avete opportunamente spiegato, significa ’Patria’ in senso antropologico, ma una patria che però sarà tanto reale quanto più sapra’ coniugare il locale e il globale. La parola è già stata inventata: ‘Glocal’. Riempiamola dunque in un senso concreto.

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