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La nuova economia sbarca nel comprensorio

Si chiama Integra Net Factory S.p.A. ed è una azienda che si occupa dello studio, della progettazione, della realizzazione e della messa in opera di soluzioni/sistemi per il media digitale, con particolare riferimento alla rete Internet.
La società opera attraverso due sedi: una ad Orvieto, dove risiede la Direzione Generale e il Centro di Sviluppo, e l’altra a Roma, dove risiede la Direzione Commerciale. E’ stata una delle prime aziende italiane ad investire nella progettazione e realizzazione di soluzioni per reti Intranet/Internet ed ha rapidamente acquisito una posizione di leadership nel mercato.
La compagine sociale dell’azienda vede coinvolti personaggi che hanno significativamente contribuito, con incarichi diversi, alla costruzione delle telecomunicazioni in Italia: Franco Bernabè, Luca Tomassini e Giovanni Stella. Presidente della società è il dott. Giovanni Stella (già Vicedirettore ENI, Direttore Generale di Enichem e Agip Petroli, Direttore Amministrazione e Finanza di Telecom Italia e Presidente di Stream). Guida l’azienda come Amministratore Delegato il dott. Luca Tomassini.

La Redazione di Heimat è andata a trovare Bernabè e Tomassini nella nuova sede di Orvieto e ha rivolto loro alcune domande.

Dottor Bernabè, Lei ripete spesso una parola che ritiene sia la chiave del concetto di economia: diversità. Che cosa intende?
Mi piace ricordare che quando Guttemberg introdusse la stampa a caratteri mobili e pubblicò la Bibbia, in molti credettero che quell’operazione avrebbe unificato le varie espressioni del cattolicesimo. Avvenne esattamente il contrario. La divulgazione della Bibbia favorì lo scisma luterano e la nascita del protestantesimo. Allo stesso modo sostengo che il rischio di omologazione culturale generato dalla rete e paventato da molti governi europei è infondato e che internet sradicherà le culture dominanti e favorirà la proliferazione di nuove diversità, in primo luogo del modo di fare impresa.

Quanto è importante possedere un grande numero di clienti nella nuova economia?
Chi ha molti clienti ha un enorme valore potenziale. Ma la ricchezza è effettiva solo se si ha la capacità di segmentare. Soprattutto nella nuova economia, le offerte indifferenziate e il cross selling tradizionale non hanno più senso.

Eppure la corsa ad accaparrarsi clienti, anche su internet, è frenetica.
Attrarre gli ‘sguardi’ dei clienti spendendo miliardi in pubblicità è una strategia importante in questo momento, ma non continuerà. Così come l’idea dei portali generalisti andrà avanti ancora per poco. Internet favorisce le differenze e la specializzazione, creando nuove comunità legate da interessi particolari. E solo chi punterà su queste comunità con una politica di marketing molto mirata avrà possibilità concrete di successo.

Quali sono gli operatori italiani in pole position nella corsa al Web?
L’Italia e l’Europa sono ancora molto indietro rispetto agli Stati Uniti. Comunque, con un leggero vantaggio ci sono gli editori, i produttori di contenuti. Anche se bisognerà vedere come riusciranno a ripensare il proprio modo di produrre questi contenuti. L’attuale offerta non può essere trasferita così com’è sul nuovo mezzo. Servirà una grande specializzazione e un insieme di contenuti tagliato su misura per il nuovo media.

Come possono le aziende italiane aggirare le barriere linguistiche per crescere all’estero?
La soluzione è una politica di acquisizioni di realtà solidamente radicate in altri Paesi, mantenendo intatta l’acquisita identità culturale delle aziende. In questo modo è possibile avere una struttura policentrica dove la parte locale abbia grande autonomia e un peso rilevante nella determinazione delle scelte di mercato. Va bene Yahoo!, insomma, ma lo spazio per operatori locali è ancora enorme.

Franco Bernabè è stato alla guida di ENI e Telecom Italia. Oggi insieme all’imprenditore sardo Renato Soru,
il creatore di Tiscali, opera nellasocietà Andala Umts, che parteciperà alla gara per l’assegnazione delle cinque
licenze di telefonia mobile di terza generazione. Ha fondato, insieme a Luca Tomassini, Integra Net Factory S.p.A.,
società che sviluppa sistemi per la rete internet.

Dottor Tomassini, stiamo assistendo ad un grande cambiamento; quale è il suo pensiero sul futuro di Internet?
Intanto mi permetta di definire il mondo della rete: Realtà Digitale. Siamo di fronte ad un cambiamento straordinario, che può essere confrontato solo con un evento come la rivoluzione industriale. Con la grande differenza che adesso tutto accade più velocemente e che a differenza della grande industria, che io chiamo “la vecchia fabbrica”, non occorrono grossi capitali.

Se lei dovesse indicare una data a partire dalla quale la svolta digitale ha preso definitivamente piede, quale indicherebbe?
La grande svolta nella storia delle telecomunicazioni, da una prospettiva storica, è il 1995. La ragione di ciò è connessa a tre avvenimenti, anche se nessuno di questi, presi singolarmente, è in grado di spiegarla. Userò i numeri relativi agli Stati Uniti. Li conosco a memoria. Primo: il 70% di tutti i personal computer fin dal 1995 sono finiti ad utenti privati. L’uso di PC da parte delle famiglie è cresciuto in modo talmente rapido che praticamente il 100% dei teenager negli Stati Uniti utilizza il PC. Il cosiddetto ‘computing power’, ovvero il potere di usare il computer, è quindi accanto al focolare, non negli uffici, né nelle scuole. Secondo: nel 1995 solo il 5% dei PC aveva il modem, oggi per le stime ufficiali il modem è posseduto dal 65% degli utenti di PC. Terzo: l’imponente presenza di Internet.

Quindi Internet, secondo lei, è un vero e proprio “eldorado” ?
Penso che sia necessario cancellare il concetto che la ricchezza derivi dall’accumulazione precedente e quindi creare industria sia solo un affare per ricchi.. Nella “new economy” questo non accade. Internet ridisegna tutto, anzi direi che internet è un business per tutti, anche per il ragazzo che produce in proprio delle pagine ipertestuali e le pubblica in modo autonomo sulla rete. Internet è una tecnologia democratica, che da opportunità anche a chi non ha accumulato capitali di sviluppare un idea e di crearne e ricavarne valore.

Cosa sogna per Integra Net Factory?
La mia ambizione è quella di creare dei giovani capitalisti. Mi piacerebbe che Integra fosse una sorta di “netlab” all’americana, dove possano allenarsi giovani che intendono applicare la propria idea su internet o avviare nuove iniziative sulla rete. Ho lavorato per 15 anni in Telecom Italia, alla quale riconosco di avermi dato molto. Telecom Italia è una grande società che vive un momento particolare legato alla forte concorrenza del mercato e che ha posto l’obiettivo di una maggiore dinamicità come elemento di svolta per operare nel mondo della rete. Tale caratteristica è invece già presente in aziende di più piccole dimensioni, come la mia o Tiscali. Renato Soru, il creatore di Tiscali, è passato da zero a circa 30 mila miliardi in un paio d’anni, con poco meno di 200 dipendenti. E’ la prova che ci sia posto proprio per tutti nell’era della rete. La rete sarà davvero il propulsore per una nuova economia, un nuovo modo di comunicare, più veloce e più efficiente. Ma sono allo stesso tempo consapevole che la ‘realtà digitale’ non sostituirà in alcun caso il rapporto personale diretto, lo renderà semmai più facile.

Le risorse umane che lavorano attualmente in Integra Net Factory, provengono tutte dal nostro comprensorio?
Le rispondo con un po’ di orgoglio personale. Si. Sono tutti ragazzi del comprensorio. Trovare localmente le competenze giuste per operare in settori come questo, inizialmente sembrava una cosa impossibile, ed invece ora posso affermare di aver creato un team di specialisti con elevate competenze nel mondo dello sviluppo software e della progettazione di sistemi per la rete. Attualmente ad Orvieto occupiamo 20 persone, fra laureati e tecnici. Conto di arrivare, entro la fine del 2000 a 50 unità. Colgo l’occasione per invitare tutti coloro che si interessano di internet e che magari svolgono attività simili in altre aziende, di contattare la nostra segreteria per inviare il proprio curriculum. Vorrei che la ‘rete’ di specialisti sia nostra.

Luca Tomassini è un imprenditore. Attualmente è Amministratore Delegato di Integra Net Factory S.p.A.,
società che opera nel mondo della rete internet creata con Franco Bernabè. Ha ricoperto diversi incarichi
di responsabilità presso la Direzione Generale di Telecom Italia. E’ docente ed esperto di formazione e di
media elettronici, autore di testi per trasmissioni radiofoniche e televisive ha fondato e diretto la rivista Comunicazioni.
Ha pubblicato finora 16 libri.

Cambiamo il destino di Villa Cahen

di Giorgio Albani

A qualche chilometro da Allerona, sorge una stupenda Villa di campagna costruita con i “canoni” del Liberty e con qualche contaminazione dei vari stili che andavano per la maggiore tra la fine del secolo diciannovesimo e l’inizio del ventesimo. “La Villa”, come la chiamano semplicemente gli alleronesi, è circondata da giardini all’italiana e da una infinita tenuta di boschi, prati e parchi che ne costituiscono la continuazione naturale e che disegnano i contorni di un quantomai reale, raro e prezioso paesaggio d’ arcadia. Nel contesto dei giardini sono presenti serre e sistemi di fontane di pregevole fattura che, in piena efficienza, dovevano essere un vero splendore d’ingegneria idraulica, delineando canalicoli anfrattuosi sovrastati da ponticelli, vasche comunicanti e invasi più ampi, che erano arricchiti da belle statue e vegetazione acquacea. Negli anni, Villa Cahen (è questo il nome corretto) ha cambiato diversi proprietari, sino ad entrare a far parte del patrimonio demaniale nel contesto della più ampia Selva di Meana, area costellata di boschi e bei casolari (purtroppo in penosa rovina).
In quest’ ultima veste, pur trovando (ammettiamolo) un discreto compromesso che ne ha garantito la conservazione, ha cessato di essere parte integrante del contesto storico e sociale al quale apparteneva e non è mai stata resa disponibile alla fruizione del pubblico. Villa Cahen, ufficialmente, è da molti anni un’ inaccessibile isola extraterritoriale quasi si trattasse della sede diplomatica di un paese straniero con cui vigono pessimi rapporti. Eppure è innegabile che faccia parte, geograficamente e culturalmente, del nostro territorio. Eppure è innegabile che si tratti di un bene della comunità. Oltre quell’alto cancello di metallo si attua, per superiori disposizioni, un concetto di demanialità tra i più distorti, deleteri ed infruttiferi cui lo statalismo italiano ci ha da tempo abituato, attenuato solo dalla intelligente e comprensiva disponibilità di alcuni custodi. Se la conservazione, in qualche modo sta avvenendo, nulla si è fatto per la valorizzazione e per la conoscenza di questo importante monumento. Prova ne sia che pochi, anche nell’immediato hinterland alleronese, ne conoscono l’esistenza. Qualche raro documentario televisivo, inserito in orari di scarso ascolto, ha mostrato sporadiche immagini del monumento ma il turista che avesse colto il messaggio non ne trarrebbe alcuna utilità poiché recandosi a Villa Cahen si accorgerebbe che, di fatto, essa è ufficialmente non visitabile. Non è una bella figura.
Proviamo ad immaginare una sua collocazione più fruttifera, che non ne snaturi l’essenza e che ne aumenti il prestigio e la fruizione intelligente, svincolandola da un concetto di statalismo da ex impero sovietico e restituendola alla “comunità” (cioè a quel concetto di “Stato” inteso in senso proprio) che comunque l’ha acquistata, la mantiene e la vorrebbe vedere meglio utilizzata. Proviamo a pensare che ruolo potrebbe giocare in una visione operosa, positiva, continuativa, e (perché no?) produttiva, pur nel pieno rispetto della sua naturale fisiologia.
Scarterei idee di alberghi di lusso recentemente ascoltate, prive di qualsiasi spessore sul piano culturale, suscitate probabilmente da una decadente cinematografia d’anni ‘50 e ‘60. Anche volendole considerare seriamente, il paese di Allerona non ne trarrebbe alcun vantaggio.
Villa Cahen la vedrei, anche in forza della mia esperienza professionale, come la sede distaccata di corsi di specializzazione universitaria o di laurea breve.
Un accordo ben gestito tra le facoltà universitarie di agraria, farmacia e medicina, con il benestare del M.U.R.S.T. (Ministero dell’Università) e con la partecipazione del C.N.R. (Centro Nazionale Ricerche), che non comporti necessariamente la variazione dell’attuale proprietà di Villa Cahen, potrebbe condurre alla nascita di un corso di studio e specializzazione in medicina e farmacologia naturale che troverebbe in questo ambiente, meglio che in un contesto urbano, la sua logica e corretta collocazione. Il corso potrebbe essere di alcuni anni o, più semplicemente, di alcuni mesi, utili agli studenti delle facoltà suddette per un perfezionamento da effettuare nel contesto del percorso di laurea.
L’ampia dotazione di parchi e prati potrebbe essere gestita per la coltivazione delle molte essenze officinali destinate alla ricerca e alla farmacologia naturale. Le serre potrebbero essere restituite alla loro dignità, destinandole alla coltivazione di specie arboree che richiedano climi tropicali e che in medicina naturale sono di frequente utilizzo. L’interno dello stabile ospiterebbe degli attrezzati laboratori di studio, ricerca e preparazione nonché un ampio archivio ed una biblioteca destinati allo scibile esistente sulla medicina naturale che siano consultabili da ogni dove tramite rete informatica. Periodicamente Villa Cahen potrebbe divenire il punto d’incontro qualificato per manifestazioni congressuali e per stages di ricerca, d’importanza nazionale e internazionale, che troverebbero in questo ambiente una collocazione, anche paesaggi-sticamente, ideale. In un contesto di questo genere troverebbe facile spazio anche la realizzazione di un giardino botanico, utile alla conservazione di specie pregiate, ottimo, coerente complemento del centro studi e possibile meta di un turismo selezionato, interessato e rispettoso. La nuova tipologia dei rapporti intercorrenti tra centri universitari e partecipazioni private potrebbe porre nella condizione di immettere sul mercato nazionale ed internazionale alcune preparazioni di farmacologia naturale di elevata qualità che si gioverebbero, tra l’altro, di un marchio di provenienza assimilabile al “d.o.c”, con notevole prestigio per l’area geografica alleronese. In un progetto di questo genere, ben congeniato e realizzato, è facile immaginare che la struttura, come sede universitaria distaccata, comporterebbe la frequenza di piccoli gruppi di studenti (anche stranieri), destinati a rimanere nelle immediate vicinanze del centro studi per periodi prolungati dell’anno. Appare altrettanto sensato immaginare che il paese di Allerona, in questo contesto, diverrebbe la stazione di sosta naturale di un così ampio e qualificante movimento. Appartamenti e camere potrebbero essere richiesti in affitto per periodi prolungati dell’anno e diverrebbero il punto d’ inizio di una ripresa intelligente dell’economia ove sia immaginabile una rinascita del piccolo commercio e dell’artigianato e in conseguenza di ciò, un ripristino dei servizi essenziali del paese.
Nel fine settimana, l’arrivo delle famiglie potrebbe incrementare ulteriormente il circuito economico, favorendo la crescita delle strutture di accoglienza (posti letto e ristoranti) e la nascita di iniziative culturali e di svago, ben accordate con l’ambiente: tracking a piedi e a cavallo, percorsi per mountain byke e quant’altro di immaginabile. Tutto questo dispositivo comporterebbe, a vari livelli, aumento dell’occupazione. I giovani del paese non mancherebbero di trovare collocazione in ruoli essenziali della struttura ricettiva e in compiti logistici necessari al mantenimento del centro studi. Chi, invece, da sempre si è dedicato alla campagna potrebbe trovare una naturale collocazione, con ben altra scala di soddisfazioni, nella coltivazione specializzata delle essenze officinali dei parchi e delle serre di Villa Cahen, acquisendo una professionalità preziosa e ricercata.
E’ questo un progetto totalizzante che, d’un sol colpo, cambierebbe il destino dell’intera comunità alleronese restituendo al paese (nel contempo) una dignità e un ruolo pilota ben qualificato nel contesto dell’area geografica a cui da sempre appartiene.

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