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Della raccolta differenziata e oltre

di Armando Borghi

Premessa: Nel seguito utilizzerò, a puro titolo esemplificativo, del materiale promozionale di alcune aziende e farò pure riferimento a specifici accordi di settore tra esse ed alcune associazioni di categoria. In nessun modo quanto scritto implica una mia contiguità con le medesime.

Anni or sono, in piena crisi dei rifiuti in Campania, mi ricordo una trasmissione televisiva (forse era Report) che mostrava come parte di essi (indifferenziati) venissero trasportati in Germania, precisamente a Dusseldorf, per essere ivi inceneriti. Questo aneddoto secondo me è altamente emblematico dell’approccio italico, a 360 gradi (cioè sia come classe politica che società civile), al problema.

I nostri alter ego tedeschi ammisero senza troppi infingimenti che in realtà tale monnezza era per loro una risorsa: noi strapagavamo (vedi solo il trasporto a migliaia di chilometri, a parte i costi di smaltimento in senso stretto) e loro ci guadagnavano sopra due volte (i nostri rifiuti servivano anche a generare energia elettrica).

Fatto è che i termovalorizzatori sono una realtà ben consolidata a nord delle Alpi (la Germania è il primo paese in assoluto che smaltisce con questa tecnica i propri rifiuti ) ma anche in Italia settentrionale (la Lombardia su tutti) ,v.Rif[1] (c’è anche l’esempio vicino geograficamente di Terni!).

Quindi: considerata la pressione antropica ed il livello di industrializzazione delle zone dove questi siti sono realizzati buon senso vuole che l’impatto ambientale in un territorio già supersfruttato sia stato ritenuto,come minimo,gestibile. La necessità ha portato a tali decisioni. Anche da noi tale bisogno esiste giacchè in un paio d’anni la discarica delle Crete sarà esaurita e, per avere uno scenario sostenibile ALMENO nei prossimi cinquanta anni, la quantità conferita in discarica (terzo calanco o meno) dovrà essere minima.

Questo è un primo punto per aprire una discussione civile,pragmatica,non ideologica. La nostra zona è sostanzialmente incontaminata. Ergo: se si fanno degli impianti a regola d’arte, dimensionati oltretutto su una densità abitativa minima (a titolo esemplificativo ad Allerona ci sono circa 20 persone per Kmq, nel napoletano 8000…), ci potremo permettere qualcosa di simile a quanto è già prassi consolidata in luoghi molto più densamente popolati; in altri termini il livello di complessità da affrontare, a parità di estensione del territorio, è di ordini di grandezza inferiore e quindi i nostri impianti saranno necessariamente PICCOLI. Ovviamente questo è vero se e solo se servono le esigenze locali…..

Dopo questa prima provocazione andiamo al nucleo dell’articolo: la raccolta differenziata porta a porta. ….Continua »

Un progetto di rilancio sostenibile del borgo

di Armando Borghi

Il problema:

Ad oggi la popolazione dei residenti nell’acropoli è di meno di 400  unità . Senza essere cinici ma semplicemente statisticamente guardando le aspettative di vita, fatto un bilancio netto tra nuovi nati e decessi (l’età media è elevata), tra dieci anni, con i dati di oggi, avremo perso qualche decina di persone ancora.

Cosa si può fare ? “Ripopolare necesse est”.

Le condizioni al contorno:

Quello che ha bisogno di una significativa iniezione di linfa vitale sotto forma di nuovi, possibilmente giovani, abitanti è il centro storico. Esiste un numero considerevole di case disabitate che possono, all’ interno di un disegno complessivo, funzionare da leva per una nuova e fertile demografia.

Secondo me gli sforzi devono essere focalizzati nell’attrarre giovani coppie che decidano di soggiornare nel borgo. L’alternativa, che in parte già esiste,è far diventare Allerona un luogo di seconde case o,al più, un gerontocomio. Questo,di fatto, ne sancirebbe la morte come comunità vitale dotata di una sua identità. Il punto è che decidere di metter su casa ad Allerona  deve diventare appetibile alle nuove generazioni.

L’edilizia possibile:

I nostri antenati le case le sapevano fare, un po’ meno noi. Fatto è che le case del borgo sono o possono essere belle. Uno degli inconvenienti del “mettere le mani sul vecchio” sono tutte le sorprese che ciò riserva. Il rispetto dei preventivi di spesa è difficoltoso. Intrinsecamente può essere abbastanza più costoso ristrutturare un vecchio immobile piuttosto di costruirne uno ex novo.

Altro grosso problema è che ad oggi tali immobili sono sopravvalutati in un range tra il 10 ed il 30  %, con il risultato atroce che le case non si vendono né si comprano

(v. articolo a questo proposito di Michael Giuliani,un addetto ai lavori,su questo blog, Rif. [1]).

Il respiro di questa proposta è di dieci anni. Nel frattempo è del tutto verosimile che il mercato, sempre galantuomo (non illudiamoci), ridimensioni le aspettative dei proprietari. Secondo me lasciando le cose come sono esiste il rischio concreto che il valore crolli, magari favorendo qualche speculatore che da qui a qualche anno si compri tutto per un tozzo di pane.

Lo scenario epocale:

Sviluppo sostenibile è il mantra della nostra era. Questo ha un risvolto anche per quello che riguarda l’edilizia. Realtà sagge ed evolute (v. Rif [2a,2b,2c],consiglio, soprattutto ai nostri amministratori, la visione dei video ) già si preoccupano di realizzare nuove abitazioni nel rispetto dell’ambiente, con tecnologie ecocompatibili, tecnologie rinnovabili e quantaltro nonché, punto focale, il non ulteriore consumo di spazio. Lo spazio anch’esso è una risorsa naturale finita (nel senso matematico del termine): a forza di costruire case ci si mangia territorio .

Tipicamente si riconverte l’esistente, rendendolo più fruibile e più aderente a criteri di efficienza energetica. Non abbiamo distretti industriali dismessi da demolire e riedificare ma abbiamo un patrimonio immobiliare cospicuo lasciatoci dai nostri antenati.

(La bassa densità di popolazione non rende così pressante questa necessità qui da noi, si può ragionevolmente obiettare. Comunque considerata la qualità (scarsa) dell’edilizia abitativa degli ultimi decenni, quanto detto deve essere necessariamente tenuto nella dovuta considerazione,come minimo per il futuro prossimo, quando si darà anche corso alle lottizzazioni destinate all’edilizia popolare).

….Continua »

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