Pazze idee

dai nostri inviati speciali Aminadab & Co.

Oggi ci attende Attigliano, cittadina adagiata accanto al Tevere che vanta una lunga e antica storia. Il suo nome deriva dal latino Ad Tilium, a causa dei numerosi tigli presenti nei dintorni. Una volta, ad Allerona, c’erano dei bei tigli lungo la passeggiata di Sottofosso. Un mio zio, appassionato di botanica, mi spiegò che il loro nome scientifico è Tilia platyphyllos e che questi alberi hanno dei fiori ermafroditi. ‘l mi parente mi raccontò  una storia bellissima scritta da Ovidio (sempre Nasone): Filemone e Bauci. Zeus, per premiare i due anziani, poveri e generosi, esaudì il loro unico desiderio: rimanere uniti anche dopo la morte. Fu così che Filemone e Bauci furono trasformati in quercia e in tiglio affinché potessero congiungersi con i loro rami. Sotto uno di queste piante cercai di far colpo su una giovane bardassa (di allora) alla quale sciorinai la mia fasulla cultura botanica –insistendo sulla storia di Filemone e Bauci-, con risultati assai scarsi.

Torniamo alla cronaca. Sabato invernale, con temperatura attorno ai 5-6 gradi. Decidiamo di precedere i nostri prodi (pazza idea) e di approfittare la trasferta per visitare il Parco dei Mostri di Bomarzo, nei pressi di Attigliano. Il Parco fu ideato e realizzato verso la fine del XVI secolo da Vicino Orsini, architetto e mecenate, con la consulenza dell’architetto Jacopo Barozzi da Vignola. Il principe Pier Francesco Orsini, detto Vicino, addolorato per la morte della seconda moglie Giulia Farnese, decise di progettare un giardino delle meraviglie dedicato alla di lei memoria. Il Parco venne terminato nel 1580. Il giardino si articola su piani e terrazze, nei quali si possono ammirare statue colossali e animali fantastici. Pranziamo al sacco, un po’ infreddoliti (ah, ACD Allerona, che nun faressimo per te!), un ottimo pan bagnà. Uso, per la prima volta, un elegante servizio da picnic per due persone che i miei amici mi regalarono, anni or sono, per le mie nozze (no co’ la bardassa de le tije!). La cesta in vimini, denominata Buckingham (rima co’ Beckham!) è corredata da piatti di porcellana, posate rifinite in avorio, recipienti vari, utensili, bottiglie e un numero quasi infinito di tasche.  Ganzo!

Il pan bagnà è un panino appetitoso della tradizione nizzarda: il pane va riempito con pomodoro, cipolla rossa affettata al velo, olio d’oliva, capperi, cetrioli, filetti d’acciughe, olive nere e basilico. Deve essere preparato la sera prima col pane raffermo rimuovendone la mollica, giacché quest’ultimo deve risultare imbevuto di olio, aceto e pomodoro. Si prepara una vinaigrette con olio, aceto e un pochino d’aglio tritato.
 Si bagnano le due metà con questo condimento e  si pressano molto bene. Si avvolge il pan bagnà nella pellicola trasparente e si mette in frigo fra due piccoli pesi. C’est délicieux! Non abbiamo a disposizione dei vini francesi, ma ci si consola con un ottimo Bramaterra, dal colore rosso granato, prodotto nel Vercellese da Baldin Matteo, forse un lontano parente (piemontese) dei nostri amati Baldini (Moreno, Francesco, Daniele e big Papalla, of course!).

Il match è previsto per le 14.30. Si gioca su un manto erboso appesantito dalle piogge torrenziali di quest’ultima settimana. Più che un campo di football sembra un terreno da rugby che può sprofondare da un momento all’altro. Per reggersi in piedi i nostri eroi dovrebbero calzare dei tacchetti di alluminio alti una spanna o dei ramponi da montagna. Oggi la chiesa cattolica festeggia San Virgilio di Salisburgo, astronomo e geometra che ci ha aiutato poco, nonostante le mie rogazioni. Il mio collaboratore & Co. mi informa che a fine novembre siamo influenzati dal Sagittario, segno mobile e di fuoco, governato da Giove e con Mercurio in esilio (purtroppo!). Secondo & Co., Mercurio indica l’intelligenza, l’astuzia, l’agilità e la lucidità mentale. Tutte qualità che, probabilmente dovute all’esilio del sopraccitato pianeta, ci sono mancate quaggiù.

Per la cronaca segnalo sugli spalti la presenza di una quarantina di tifosi rossoblú, capitanati dal vecchio cuore interista Sirio e della di lui figlia Marisa, mamma del nostro buon Panico. Costoro, dotati di sciarpe regolamentari, hanno voluto accompagnare, in questa fredda giornata, i nostri prodi. I tifosi alleronesi sono ormai in aumento esponenziale: oltre ai noti ball’s boys, ai coniugi Cannas, a big Papalla, ai genitori del nostro buon Baldini, inteso come Daniele, e al consigliere Marchignani, si fa sentire una gruppo ben organizzato de bardasse di Allerona Scalo e un capotifoso della nostra squadra che risiede, addirittura, in quel di Bolsena! Se continuiamo così dovremo aprire dei fan club anche all’estero! I nostri avversari sfoggiano una tenuta bianco-verde abbastanza bruttina, e noi rispondiamo con una sfilata di eleganti magliette bianche e rossoblú. Attendiamo ansiosi, come in una partita di poker, l’affidamento della stecca da linesman e, mentre divaghiamo sulla rivalità tra Moggi e il Tiracorrendo per la bandierina, noi del bando belliano cantiamo -battendo le mani per scacciare il freddo- una cover della cover che I Ribelli fecero (più o meno quanno io raccontae le puttanate de botanica a la mi morosa) della canzone Obladì Obladà dei Beatles. La nostra versione dice così:

Gianni nun sbandiera co’ la mano ‘ngiú

‘l Bello corre ‘n po’ di qua e di là

Nun votamo Gianni come linesman

Perché noe volemo ‘l Bello a sbandierà

(Ritornello)

Obladì, obladà

è la steccaaaa

chi è ‘l mejo a sbandierà?

(Ritornello bis)

Le nostre preghiere musicali vengono accolte e, dopo un gran numero di partite, ci godiamo il rientro del nostro grande Moggi sulla linea perimetrale! Il nostro coach schiera il consueto 4-4-2, con Gasparri terzino; rientra la sega a nastro dell’Acquaviva che giostra a centrocampo con captain Tardiolo, ‘l Ciolo e il buon Manganello. ‘I brigante de la Meana viene affiancato in attacco dall’Inzaghi de noantri, al secolo Panico Davide. Inizia l’incontro e i nostri avversari ci sfidano, lancia in resta e a campo aperto, con una pressione soffocante. Sappiamo che con il terreno in queste condizioni, il loro slancio iniziale, col passar dei minuti, deve cedere. Non ci sbagliamo. La partita è nelle nostre mani, e nella ragnatela disposta dal mister Baldini.

Purtroppo, come i nostri lettori ben sanno, la dea Eupalla, in questi ultimi tempi, non bazzica Allerona e i suoi abitanti. Andiamo sotto di un gol in maniera comica: non siamo neanche al 15’, quando Baldini, inteso come Daniele, respinge un pallone innocuo. La sfera si trasforma in una vera e propria dispalla: colpisce il piede di Palombini, inteso come Matteo, gironzola impazzita, colpisce il palo della nostra porta e si insacca alle spalle di Gig(g)i Patrignani! Reagiamo alla pessima sorte e schiacciamo i nostri avversari nella loro area. Al 30’, il bravo Gasparri, ‘l trenino de lo Scalo, scodella in aera un bel cross che trova la testa di Panico. Ottima inzuccata del nostro attaccante che acciuffa il meritato pareggio.

Nel secondo tempo i nostri avversari sembrano degli strumenti musicali sfiatati. Lo sforzo fisico realizzato durante il primo tempo tira il conto. Attendiamo una goleada. Siamo sulla strada giusta: il nostro Comodino, da poco subentrato al buon Magistrato, calcia un corner che  genera una mêlée di rugby nell’area attiglianese. I banditi della Meana, aspettono al passetto la sfera. Il primo ad incontrarla è, di nuovo, Davide Panico, il quale, con alte dosi di sangue freddo, spinge la palla in rete per la gioia della tifoseria presente sugli spalti. Siamo in vantaggio!

Ebbene, da lì non sapremmo dire con esattezza quel che ci succede: avremmo potuto vincere con un paio di gol di differenza, e invece pareggiamo in maniera incredibile con una squadra che, con tutto il rispetto, è a diverse leghe dal nostro livello calcistico. Ancora in un’innocente azione nella nostra area, un calciatore attiglianese si trova pressocché in un cul de sac, controllato saggiamente da tergo dal buon Comodino: di spalle alla porta, e sfiorando la linea del lato minore del rettangolo di gioco, non ha molte possibilità di uscita. S’ode la tromba del settimo di cavalleria suonata da Palombini, inteso, di nuovo, come Matteo, il quale, quest’oggi, ha ben interiorizzato le parole del grande Bepin Meazza: faso tuto mi! (apriamo una parentesi: come narrò il Maestro Gene Gnocchi, pare che Dante, inteso come Alighieri, quando incontrò all’Inferno -non si sa bene in quale girone- Romeo Benetti, trascrisse questa profezia del baffuto mediano -quello che per un fallo sul giocatore del Bologna Liguori, fu denunciato alla Procura di Milano!-: quando lo stinco altrui vuoi devastare/sempre col piede unito devi entrare). Il nostro deve aver visto (e rivisto) il film Kung fu Panda: entra in scivolata (da 10º dan) sull’attaccante avversario e lo travolge (letteralmente) in area (pazza idea!). Rigore plateale e sacrosanto (ce pare, a tutte noe, proprio senza discussione). Tiro dal dischetto e gol. 2-2.

Per la cronaca segnalo le sostituzioni stabilite dal nostro ct: Frullicone prende il posto del buon Urbani, inteso come Diego, Bambo lascia spazio a Beccalossi-Riccitelli (bentornato!) e ‘l Principe de Ripone sostituisce il goleador Panico. Prima di andare a sedersi in panca, la sega a nastro dell’Acquaviva è protagonista di un mezzo round di pugilato, con un avversario abbastanza piccato che non gradisce –qui ad Attigliano- il prezioso gesto tecnico del fijo de la Grignola: tunnel, alla Ronaldinho, del nostro e figuraccia clamorosa del rivale che rincorre ‘l Bambo e lo stende con un fallaccio da tergo (pazza idea!). Rissa e boxe (in giusta dosi), con espulsione sacrosanta dell’umiliato calciatore-boxeur attiglianese.

Per più di un quarto d’ora giochiamo in superiorità numerica -grazie al numero da circo di Bambini Pietro-, ma ci innervosiamo in maniera preoccupante: dovremmo essere una squadra decisa, coesa, e sicura di sé, che ha come obiettivo chiaro la vittoria su questo campo. Purtroppo, sembriamo i pirati del capitano Jack Sparrow all’arrembaggio. Ognuno fa di testa sua. Assistiamo a ripicche infantili, azioni insulse e inconcludenti, nervi che saltano senza motivo. Finisce l’incontro con un punto insipido che portiamo a casa. Avremmo potuto far di più.

Ah, ‘l mi zio, quello che amava la botanica, mi spiegò che i fiori del tiglio sono un eccellente rimedio contro gli stati d’ansia e nervosismo. Ricordo che la dose giusta è di tre bicchieri al giorno. Ragazzi, cominciamo subito!

Torniamo a casa un po’ delusi e canticchiamo, appena entrati in autostrada, con una luce ormai fioca, sulle note di Pazza idea di Patty Pravo:

Pazza idea de fa ‘l rigore ma a lue,

pensando de sta’ ancora a marcà a te

A domenica prossima.

Ed ecco a voi  le nostre pagelle:

PATRIGNANI LUIGI: Strombettate nelle orecchie e coriandoli nelle pupille, sembra l’orso del Luna Park a cui i compagni di reparto tirano le palle, convincendolo di essere in allenamento. Che l’Autostrada del Sole è in realtà la Retta del Papa e, Bomarzo, in lontananza, è la casa dell’Asinello. Invece era Attigliano, l’ultima in classifica. Alzi la mano chi al suo posto sarebbe riuscito a rimanere lucido. Siamo tutti con te. VOTO: 6

TARDIOLO VALENTINO: Dopo aver scoperto, sul vocabolario di Gianni Brera, di discendere dalla dinastia dei “Mazzola” e dei “Boniperti”, segue alla lettera i suoi dictat: “Istintivo o quasi senso geometrico del gioco, senza il quale si sarebbe votati al fallimento perché il centrocampo è un mare spesso in burrasca”. Il ragazzo si applica. VOTO: 6 ½

MAGISTRATO SIMONE: Tempi duri per i difensori blaurouge, se la piccola pulce annienta l’elefante. Dopo un po’, il terreno frana sotto i piedi anche a chi, con tutte le sue forze, tenta di contenerlo. Ci ha provato. VOTO: 6

BAMBINI PIETRO: Ossia: “Sentiste che rombo sta Sega a nastro”. Dicono che, con il tunnel, abbia rischiato la caccia all’uomo perché gli Attiglianesi non hanno digerito il pezzo. Roba da matti: stavolta l’espulso non è lui. E il sindacato calciatori resta a guardare ammirato. Taglia nervi. VOTO: 6 ½

BALDINI DANIELE: Per la serie: “Al circo Orfei attrazioni mozzafiato”. Oggi, bisogna capirlo. E’ costretto ad interagire e contenere, frusta e zuccherini, un compagno che ha deciso di cimentarsi in numeri mai riusciti nemmeno alla Foca Marianna o al Tricheco Vigorsol. Al posto giusto nel giorno sbagliato. VOTO: 5 ½

PALOMBINI MATTEO: E’ lui o non è lui? Ormai è ufficiale: era suo cugino alla lontana. O forse un sosia strampalato. Roba che, al confronto, anche il Tirannosaurus Rex, la Pimpa e Galeazzi si mimetizzavano meglio, facendo meno danni. Non è stato chiesto nemmeno l’esame del Dna. Aridatece il Fico de Noantri. VOTO: 5—-

GASPARRI ALESSIO: Se si spostasse la riga dalla parte destra e si tagliasse i capelli a fungo, Superman gli chiederebbe i diritti. Sul fatto che non sia un cartone ma un proiettile in carne ed ossa che corre alla velocità della luce, non ci piove. Ma Superman col cavolo che crossa come lui. Prova a prendermi. VOTO: 6 ½

MANGANELLO GIORGIO: Quando si dice: “va a fa del bene a li somari”. Oggi entra invasato, discutendo subito anche con chi prova a placarlo. Tisana e miele. VOTO: 6

PANICO DAVID: In fondo, è soltanto questione di accenti. Mettete una punta che segna un gol di testa e uno di rapina in una giornata in cui gli altri compagni non potevano nulla. Episodio della serie: “Pànico ad Attigliano”. VOTO: 7+

SCIULLI LUIGI: A proposito di Giggi e delle proteste per il raggio laser che dagli spalti cercava di accecarlo. Una cosa è certa: non è riuscito a vedere la porta. Evanescente. VOTO: 6-

URBANI DIEGO: Di calciatori sostituiti che escono dal campo sacramentando come tori in calore ne abbiamo visti a bizzeffe: occhiata truce e un vaffa, anzi due, facciamo tre. Con lui però, è nata una nuova maglia: San Diego. Intelligenza calcistica, carisma e fedeltà lo iscrivono al gruppo dei “Soprannaturali”. Quelli che, se i Dirigenti e/o gli Allenatori ascoltassero le sue parabole! Quelli che, gli allenamenti sono obbligatori anche se c’è da camminare sulle acque. Quelli che, se anche ascendono dal campo, se ne vanno a radunare in gruppo le pecorelle smarrite in panchina. Quelli che, se sei fortunato, a volte, puoi anche toccarli. Sacrosanto. VOTO: 6

BALDINI FRANCESCO: Terzo capitolo della saga: “Cavalieri in erba crescono”. Sottotitolo: “Mi roteano le spalle”. Farebbe fatica Zorro a starsene seduto senza spada e senza cavallo, figuriamoci se a portare pazienza deve provarci lui, il 21enne ipersensibile gioiellino Don Francisco De La Ripa. Che possa commettere peccati di gioventù ci sta ma che ad alimentare la licenza di “far danni” siano proprio la “panchina” e lo “spogliatoio”, sorprende di più. Ball-otelli. VOTO: 6-

RICCITELLI ANDREA: Ri-inizio pimpante con qualche tentativo di arrembaggio e lancio di bombe nel fortino avversario. Chi la dura la vince. VOTO: 6

URBANI FABIO: Nel calcio tutto è possibile: anche che un gigante come lui, la cui sostituzione sarebbe plausibile soltanto a pochi minuti dalla fine del match per regalargli lo spettacolo della standing ovation, scaldi la panca partendo come riserva. Risultato: entra e fa segnare. Nessuno si offenda: lui resta un’altra cosa. ComeTeNessunoMai. VOTO: 6 ½

BATTISTI RAFFAELE: Il Galateo, per una tavola bene imbandita, prevede forchetta, coltello e cucchiaio ma a lui, che non va tanto per il sottile, qualche forchettata nelle costole degli avversari basta a risolvere il problema. L’avrete già sentito ma è bene ripeterlo: per la grinta che ci mette è un mattatore. “M’hai provocato e io me te magno”. VOTO: 6+

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